I mosaici di Ravenna

Qualche cenno storico

La caratteristica fondamentale di Ravenna fu di essere circondata dalle acque ed accessibile solo dal mare. Tale peculiarità non passò inosservata ai Romani, e l’imperatore Cesare Ottaviano Augusto dislocò qui la flotta militare dell’alto Adriatico. Per questo fondò il porto di Classe nel 14 d.C.
Con l’avvento del Cristianesimo, Ravenna accolse e diffuse il messaggio proveniente da Roma e dall’Oriente grazie all’opera evangelizzatrice di Sant’Apollinare, patrono della città.

Nel 402 l’imperatore dell’Impero Romano di Occidente, Onorio, trasferì la capitale dell’Impero a Ravenna. Fu Galla Placidia, sorella di Onorio, a comandare in una città che s’illuminò della personalità religiosa e culturale del vescovo di Ravenna, San Pier Crisologo.

A Ravenna si decisero le sorti dell’Impero d’Occidente allorché nel 476 venne deposto l’ultimo imperatore, Romolo Augusto, per mano di Odoacre il cui regno ebbe vita brevissima. Infatti, nel 493, dopo un lungo assedio, capitolò al re dei Goti: Teodorico. La presenza di una vasta comunità di cristiani ariani portò alla costruzione di numerosi edifici di culto, e la città si arricchì di opere e cultura.

Il dominio goto continuò fino al 540, quando l’esercito romano-bizantino inviato da Giustiniano entrò a Ravenna. Con Giustiniano, che sognava l’unione di Occidente latino e Oriente greco in un sistema politico e religioso di pace, Ravenna visse un’epoca di massimo splendore. Un’età legata all’episcopato di Massimiano, che nel 547 consacrò San Vitale e nel 549 Sant’Apollinare in Classe.

San Vitale

La basilica di San Vitale è uno dei più famosi ed importanti luoghi di culto cattolici di Ravenna, esemplare capolavoro dell’arte paleocristiana e bizantina.

Dal punto di vista architettonico il nucleo centrale a pianta ottagonale è sormontato da una cupola  poggiante su otto pilastri e archi. Quando si entra nella basilica di San Vitale lo sguardo viene catturato dagli alti spazi, dalle stupende decorazioni musive dell’abside, dagli ampi volumi e dagli affreschi barocchi della cupola.

Nel catino dell’abside, nel mosaico del VI secolo è rappresentato Cristo del tipo giovanile, senza barba, tra due angeli. E’ seduto su una sfera azzurra, simbolo dell’universo e sulla veste ha una Z (zoe = essenza della vita in greco). Ai lati il corteo di Giustiniano e il corteo di Teodora.

Nella lunetta di destra le offerte di Abele e di Melchisedec e la vita di Mosè; in quella di sinistra  l’ospitalità di Abramo, Abramo che sacrifica Isacco e Mosè che riceve le leggi del Sinai: gli vengono porte da una mano che spunta dal cielo!

Mausoleo di Galla Placidia

Risalente alla prima metà del V secolo, si trova non lontano dalla basilica di San Vitale. Si presenta come una piccola costruzione a croce latina in semplice laterizio, che potrebbe essere stata una semplice cappella pertinente alla chiesa di Santa Croce. Come per tanti altri edifici ravennati, lo sprofondamento del terreno ha abbassato la struttura di 1,5 metri.

L’interno è decorato da un ciclo di mosaici, fra i più antichi della città essendo datati al secondo quarto del V secolo. La cupola è dominata da uno stupendo cielo blu, con la Croce al centro e una volta di stelle di grandezza decrescente verso l’alto. Le finestre sono coperte con lastre translucide di alabastro che fanno passare una luce calda simbolo di Dio.

Nella lunetta sopra l’ingresso si trova una raffigurazione del Buon Pastore, in quella opposta San Lorenzo davanti alla graticola e un armadio con i Vangeli. Moltissimi i simboli: cervi fra tralci di acanto che si abbeverano, colombe che bevono alla fonte, tralci di vite.

Battistero Neoniano

Detto anche il Battistero degli Ortodossi, prende il nome dal vescovo Neone e risale al V secolo. L’appellativo degli ortodossi va invece inteso secondo il significato dell’epoca, che intendeva i cristiani della “retta” dottrina in contrapposizione all’eresia ariana.

Si trova sul fianco sinistro del Duomo, vicino alla torre campanaria, all’esterno presenta un semplice rivestimento in laterizio e una pianta di forma ottagonale, secondo la numerologia che associava l’otto con la resurrezione.

All’interno nella cupola entro tre anelli concentrici sono rappresentati vari soggetti: nel tondo centrale, su sfondo oro, si trova la scena del Battesimo di Gesù; nella seconda fascia  i dodici apostoli su sfondo azzurro, con le vesti bianco e oro, e con in mano delle corone da offrire al Cristo; l’anello esterno presenta una serie di finte architetture con al centro una nicchia e quattro colonne ai lati, nelle nicchie si trovano altari con il Vangelo aperto, affiancate da sedie vuote in cui siederanno i giusti.

 

Sant’Apollinare Nuovo

La basilica fu fatta erigere dal re goto Teodorico nel 505 come chiesa di culto ariano. In seguito alla conquista della città da parte di Giustiniano, passò in proprietà della Chiesa cattolica e venne riconsacrata a San Martino di Tours, avversario di ogni eresia. All’esterno spicca il campanile cilindrico risalente al IX-X secolo, con monofore, bifore e trifore.

L’interno è decorato con meravigliosi e coloratissimi mosaici, alcuni sono teodoriciani, altri risalgono alla ridecorazione voluta dal vescovo Agnello, quando l’edificio venne riconsacrato al culto cristiano cattolico.

Sulla parete sinistra della navata centrale si ha la rappresentazione del porto di Classe. Le navi in sosta sull’acqua azzurra, la città circondata da mura merlate, sulla cui porta di ingresso si legge CIVI CLASSIS.

 

Sulla parete di destra è raffigurato il Palazzo di Teodorico, riconoscibile dalla scritta latina PALATIUM  nella parte bassa del timpano. Tra una colonna e l’altra sono tesi dei drappeggi bianchi e decorati in oro, che coprono le ombre di antiche figure umane (quasi certamente Teodorico stesso e membri della sua corte) che vennero cancellate; si notano ancora le tracce sulle colonne bianche, dove spuntano qua e là delle mani.

 

Sulle pareti della navata centrale si hanno le contrapposte processioni di Santi Martiri e Sante Vergini, eseguite nel periodo di dominazione bizantina. Le figure evidenziano alcuni dei caratteri dell’arte propria dell’Impero d’Oriente quali: la ripetitività dei gesti, la preziosità degli abiti, la frontalità delle figure, la fissità degli sguardi, l’impiego degli elementi vegetali a scopo ornamentale, la mancanza di un piano d’appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti nello spazio.

Le processioni dei Martiri muovono da Ravenna verso Gesù in trono. Le Vergini, preceduta dai Magi, muovono dalla città di Classe verso la Madonna col Bambino.

L’abside venne distrutta da un terremoto e poi ricostruita, e per questo motivo è completamente priva di mosaici.

Battistero degli Ariani

Rappresenta un’importante testimonianza della dominazione dei Goti, si ritiene che sia stato fatto costruire da Teodorico come battistero dell’antica cattedrale Ariana, oggi chiesa dello Spirito Santo. Nel corso dei secoli ha subito diversi interventi, fino a diventare proprietà privata alla fine dell’ottocento. Nel 1914 divenne proprietà dello Stato e fu restaurato.

Di tutto l’apparato decorativo originario resta solo la docorazione musiva della cupola, che ricorda quella del Battistero Neoniano, ma se ne differenzia soprattutto per l’influenza della dottrina ariana che affermava la natura umana di Cristo, negando la coesistenza con la divina.

Al centro della cupola si ha il battesimo di Cristo, immerso nelle acque, giovane e imberbe. Alla sua destra un vecchio con barba e capelli bianchi si appoggia ad un vaso rovesciato da cui fuoriesce l’acqua e rappresenta il fiume Giordano. Nella fascia concentrica che circonda il medaglione, un corteo di apostoli che portano ciascuno una corona verso il culmine simbolico del corteo: un trono riccamente decorato. Il motivo iconografico della cattedra vuota o etimasia, di origine orientale, fa riferimento alla presenza invisibile del Cristo e rappresenta il trono sul quale egli siederà nel giorno del giudizio finale. Sulle vesti degli apostoli compaiono delle lettere greche (gammadiae): monogrammi del mondo classico pagano che acquisirono un importante significato nell’ambito dei simboli e della numerologia cristologica, che però oggi non possiamo più interpretare con sicurezza.

Sant’Apollinare in Classe

A circa 8 chilometri da Ravenna, la basilica fu consacrata nel 549 e dedicata a Sant’Apollinare, il primo vescovo di Ravenna. La chiesa è stata definita il più grande esempio di basilica paleocristiana. All’esterno è notevole il campanile del IX secolo che si alza con la sua forma cilindrica.

I mosaici del catino absidale risalgono al VI secolo. Al centro la figurazione allegorica della Trasfigurazione: il Cristo è rappresentato da una croce gemmata al centro di un grande disco che racchiude un cielo stellato. Sopra la croce si vede una mano che esce dalle nuvole, la mano di Dio.

Nella zona inferiore si allarga una verde valle fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Qui si erge solenne la figura di Sant’Apollinare con le braccia aperte ritratto nel momento di innalzare le sue preghiere a Dio affinchè conceda la grazia ai fedeli affidati alla sua cura, qui rappresentati da dodici agnelli bianchi.

Nell’ arco trionfale troviamo un medaglione con la figura del Cristo benedicente, tra gli evangelisti  e le città mistiche di Gerusalemme e di Betlemme, dalle quali escono i dodici apostoli in figura di agnelli. Nei rinfianchi dell’arco vi sono due palme, simbolo del martirio.

Ai lati dell’abside si trovano due pannelli del VII secolo: quello di sinistra riproduce l’imperatore bizantino, Costantino IV, mentre conferisce i privilegi a Reparato per l’autonomia da Roma della Chiesa ravennate. In quello di di destra sono rappresentati Abramo, Abele e Melchisedec attorno ad un altare mentre offrono un sacrificio al Signore.

Le foto sono state scattate da me, tranne quelle dall’alto riprese da Google Earth.

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