Il Monte Amiata tra Siena e Grosseto

Il monte Amiata

Il monte Amiata è un massiccio montuoso della Toscana meridionale che raggiunge i 1738 metri sul livello del mare. La sua origine è vulcanica ed è situato tra la Maremma, la Val d’Orcia e la Val di Chiana, tra la provincia di Grosseto e quella di Siena. Vi si trovano, inoltre, le sorgenti dei fiumi Fiora, Vivo, Albegna e Paglia. Nel territorio amiatino vi sono inoltre situate numerose aree protette tra cui la riserva naturale del Monte Labbro con un importante parco faunistico. L’area del Monte Amiata è poco densamente abitata, formata perlopiù da piccoli centri disposti lungo le valli del monte, sia nel versante della provincia di Grosseto che in quello della provincia di Siena. Consiglio un itinerario che parte dalla via Cassia in Val d’Orcia.

Bagni di San Filippo

Percorrendo la via Cassia verso Roma, si incontra il bivio per Abbadia San Salvatore. La strada inizia a salire e poco dopo si trova Bagni di San Filippo, piccola località termale in Val D’Orcia. Le Terme San Filippo, le cui acque ricche di zolfo, calcio e magnesio, arrivano ad una temperatura di 40 gradi, sono la principale attrattiva del paese. Ma per gli amanti della natura consiglio di visitare il Fosso Bianco: un torrente immerso nel bosco dove confluiscono diverse sorgenti di acqua calda in un susseguirsi di “pozze”. Qui e’ possibile ammirare le particolari formazioni calcaree che per le suggestive forme hanno ispirato diversi nomi come la “balena bianca”.

Abbadia San Salvatore

Abbadia San Salvatore a 822 metri di altitudine è un paese di circa 6300 abitanti. Prende il nome dall’abbazia benedettina, fondata nel 743 dal re longobardo Rachis. Al re apparve la Trinità sulla sommità di un albero, intorno al quale fu edificata la cripta. Fino al XVII secolo il borgo rimase praticamente immutato e isolato, molto povero, con un’economia basata sullo sfruttamento del legname e sul piccolo artigianato del legno. Una drastica svolta si ebbe solo agli inizi del XX quando cominciò in tutta l’area lo sfruttamento minerario del cinabro e della raffinazione dello stesso in mercurio. L’attività si arrestò definitivamente nel 1972 a causa di una crisi nella domanda di mercurio a livello mondiale.

L’abbazia e la cripta

La chiesa, risalente al 1035, presenta una facciata a capanna alta e stretta, affiancata da due torrioni, quello di destra incompiuto e l’altro merlato. L’aspetto attuale è in parte il risultato di restauri degli anni trenta del Novecento.

La cripta è caratterizzata dalla presenza di trentadue colonnine con capitelli, ognuno decorato con un motivo diverso, come sono diverse tra loro anche le colonne.

 

Le insegne sui portoni

L’abitato conserva palazzi trecenteschi e rinascimentali. Su molti portoni si possono vedere insegne che rappresentano i  lavori svolti nel borgo: l’incudine ad indicare un fabbro, le forbici del sarto “Matteo maestro 1569”. Altri stemmi e segni sulle architravi  richiamano le croci dei Templari, ornamenti, fiori con carattere simbolico.

 

Le strade del centro e l’infiorata

Nelle strette vie del centro regna il silenzio, in estate le mura grigie di pietra sono abbellite da ortensie e fiori.

In occasione del Corpus Domini le stradine si colorano con una bella infiorata.

 

Le miniere

La Società delle Miniere di mercurio, che avviò nell’area lo sfruttamento su scala industriale del cinabro, fu fondata nel 1897 con capitale tedesco e  in soli 20 anni divenne una delle più importanti al mondo. La miniera presenta ancora gallerie per 35 chilometri che si estendono per 400 metri in profondità. Oggi è sede del Museo Minerario costituito da una galleria di circa 300 metri dove sono riprodotti i luoghi di lavoro e un archivio storico che documenta gli aspetti del lavoro e della vita quotidiana nell’area mineraria.

La vetta del Monte Amiata e le faggete

Salendo verso la vetta, si incontrano boschi di castagni e di faggi. In inverno si può sciare, oppure cercare forme bizzarre create dalla neve tra gli alberi.

La croce monumentale sulla vetta è stata realizzata in ferro battuto tra il 1900 e il 1910. È alta 22 metri e pesa quattro tonnellate,  la sua costruzione fu decisa in seguito alle indicazioni di Leone XIII che, al fine di festeggiare l’Anno Santo del 1900.

 

Piancastagnaio

Da Abbadia San Salvatore una strada a saliscendi porta in pochi minuti a Piancastagnaio, a 772 metri sul livello del mare. Arroccato su un ripiano che domina la valle del Paglia e la Cassia è difeso da poderose mura medievali a tratti ottimamente conservate.

Il monumento più imponente di Piancastagnaio è la Rocca Aldobrandesca, con le sue mura di pietra lavica. Vicino al castello si trova un parco con castagni secolari e un belvedere sul paese che digrada sulle pendici di un colle.

Santa Fiora

In provincia di Grosseto a 687 metri di altitudine è un comune di circa 2600 abitanti. Arroccato su una rupe, domina le sorgenti del fiume Fiora. Le acque del fiume vengono raccolte nella Peschiera, un suggestivo laghetto accanto al quale  si trova la Chiesa della Madonna della Neve  il cui pavimento è costituito da un rivestimento in vetro attraverso cui si può ammirare la sorgente del Fiora, che sgorga appena sotto il livello di calpestio.

La Pieve delle Sante Flora e Lucilla è il monumento più importante del paese, eretta prima del Mille, fu riedificata nel Duecent. Al suo interno ospita una collezione di splendide terrecotte attribuite ad Andrea della Robbia.

Arcidosso

Comune di poco più di 4000 abitanti situato sul versante occidentale del monte a 679 metri sul livello del mare. La Rocca Aldobrandesca, imponente fortezza che sovrasta il paese, risale all’XI secolo  ed è formata da un edificio in pietra filarotto con base a scarpa e da una torre quadrata merlata che svetta sul lato nord del castello. All’interno del Castello Aldobrandesco è allestito il centro studi, dedicato alla figura di David Lazzaretti, il “profeta dell’Amiata”. Nato ad Arcidosso nel 1834 da una famiglia di contadini, uomo di grande carisma, predicando temi religiosi e sociali, fece numerosi seguaci soprattutto tra i contadini della zona del Monte Amiata. Nel 1878 venne ucciso da un gruppo di militari all’ingresso del paese, mentre era alla testa di un’imponente e pacifica processione di oltre tremila persone.

Il Monte Labbro e il Parco Faunistico

Il Parco Faunistico occupa 120 ettari ed è un “Wild Park”: qui gli animali vivono in condizioni di libertà. Tra gli ospiti cervi, daini, mufloni, camosci e caprioli. Si possono incontrare anche gli asini amiatini, una razza molto antica, col manto grigio e la croce nera sulle spalle.

Sulla vetta del Monte Labbro (1193 m) si trovano i resti dell’eremo, della torre e della cappella di David Lazzaretti. Questo era il centro della comunità giurisdavidica, fondata appunto dal Lazzaretti, comunità religiosa a base solidaristica.

Seggiano

Comune piccolissimo di circa 1000 abitanti a 500 metri di altitudine situato in posizione dominante sulla sottostante valle dove scorre il fiume Orcia. Viene qui coltivata una specie di ulivo, denominata olivastra seggianese, a causa della della buona esposizione si ha un olio di ottima qualità.

La chiesa della Compagnia del Corpus Domini, dedicata anche a San Bernardino, risale al XVIII secolo, e fu restaurata nel 1869. Il Santuario della Madonna della Carità, unico esempio del senese legato al gusto manieristico mitteleuropeo, fu costruito tra il 1589 e il 1603 da maestranze prevalentemente luganesi in seguito ad un voto fatto per la cessazione di un drammatico periodo di carestia

 

Il castello del Potentino

Il castello venne costruito attorno all’anno mille come antico possedimento dei vescovi di Chiusi. Con gli inizi del Trecento, fu conteso tra varie famiglie nobili del contado senese, tra le quali i Buonsignori, i Tolomei e i Salimbeni, che si spartirono la proprietà facendola diventare un importante complesso rurale. Nel secolo scorso il castello è stato acquistato dallo scrittore britannico Graham Greene, i cui eredi lo hanno trasformato in una rinomata azienda agricola.

Campiglia d’Orcia

Frazione del comune di Castiglione d’Orcia, si trova a 810 metri di altitudine e domina tutta la Val d’Orcia. Sorge su un rilievo di rocce calcaree, intorno a cui si sviluppa il paese, coronato da una struttura in travertino che sorregge la campana istallata nel 1961 “affinché il suo suono si potesse udire dalla valle”.

Nel medioevo Campiglia fu sotto il dominio della famiglia dei Visconti, la cui rocca, il Cassero, distrutto nel XV secolo, dominava il paese.

Rocca di Campigliola

Nel bosco a sud ovest del paese, raggiungibile con un sentiero, c’ è la duecentesca Torre di Campigliola: un’imponente fortificazione appartenuta ai Visconti. La torre è quanto rimane di un insediamento più grande, oggi scomparso, di cui abbiamo conoscenza dai documenti sin dalla metà del XIII secolo.

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